Saturday, September 25, 2010

su Andrea Camilleri

Quando leggi Andrea Camilleri vieni trasportato, con una forza incontrollabile, in un mondo quasi surreale: la vera Sicilia. Quella fatta di odori, colori, sensazioni, urla di gioia, grida di dolore; quella che si assopisce al tramonto, quando il tempo segue il suo corso e la pace, l’aria immobile, il tacito suono della natura si scatenano in un languido concerto, e la terra, il sole, la luna e il mare ci vanno appresso.
Quella Sicilia così nuda, baciata dal sole, un sole che  ne sviscera i suoi più lussuriosi segreti e, al contempo ne occulta i suoi più lucidi pensieri fino a renderla ancella di se stesso; così o mia Sicilia, concubina di una stella, come una Signora ti fai ammirare, come una Regina ti fai rispettare, come una Madre ti fai amare.
Caro Andrea, dove trovate la forza di trasmettere ai vostri lettori tutta la passione che risiede nell’animo vostro?
Com’è che riuscite a scrivere pagine su pagine, righe su righe, parole su parole, e a rendere eloquente persino il bianco, laddove non c’è inchiostro, là, tra le righe, tra una parola e l’altra? Forse che il vocabolario della lingua italo-siciliana non vi è sufficiente?  Come spiegate voi, caro Andrea, il concetto di “tuffarsi in un libro”? è facile coi vostri. Non puoi farne a meno, è più forte di te, quando cominci, tempo 24 ore e sei giunto alla fine. Che fate? Ridete?
E come si spiega, allora, quel senso di malinconia che, come una serpe, si insinua nelle tue viscere quando ti accorgi che mancano poche pagine alla fine? Combatti con te stesso, frustrato dall’indecisione tra affrettarsi per giungere alla conclusione o indugiare ancora, solo qualche istante,  per  assaporare l’allegra danza dei tuoi neuroni che partoriscono ipotesi, pensieri, sogni, fantasie. E quando arriva quel momento, quando anche l’ultima pagina è stata digerita, è come se a forza ti strappassero via da un buco da cui ti eri, così piacevolmente, lasciato risucchiare.
Il tuo animo è guidato dall’intensità dei  vocaboli, da nient’altro, in un crescendo di sensazioni, in un miscuglio di emozioni, fino all’ennesima, conclusiva marcia trionfale, che in un solo accordo, con la forza di un uragano, abusa delle tue vibrazioni e in perfetta armonia con le ultime parole … freme.
Poi ti guardi intorno e tutto ti sembra statico, immobile, come se il rintocco del tempo non fosse mai sceso su quella stanza, solo per concederti qualche momento ancora, in compagnia di te stesso … e dei vostri, Andrea.
Ti chiedi se è stato solo un viaggio, un’avventura, un sogno tutto quel putiferio di nomi, luoghi, voci, sguardi, sapori …
 È un trauma quasi come un parto, quello del ritorno alla realtà; entri in uno stato pressoché di digiuno durante il quale conti  i minuti d‘attesa prima di tuffarti in un‘altra storia.
E come se nulla fosse stato, la pietruzza che bloccava l’ingranaggio del tempo viene spazzata via, e si ricomincia a vivere.

Grazie per avermi insegnato a ritrovare un po’ di me stessa in ogni situazione da te descritta, in ognuno dei tuoi personaggi, in ciascuno dei luoghi che,  seppur inventati, sono più reali di quel che si creda.
E semmai potrò incontrarla di pirsona pirsonalmente  vorrei dirle: grazie di essere Siciliano.
UN’ AMMIRATRICE

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